Zlatan ha giocato 10 stracittadine: 7 reti e una Supercoppa con gol decisivo. Ora è carico dopo aver superato il Covid
Toglietegli tutto tranne il suo ghetto, o una frase a effetto. «Sono il Benjamin Button del calcio». Ha 39 anni ma segna come a 25, quand’era all’Inter con Mancini e Mourinho. «Andai lì per fare la storia». Sessantasei gol in tre stagioni e scudetto ai nerazzurri dopo 17 anni nel 2007. Raiola lo pungolò sull’orgoglio. «Vuoi diventare il più forte o il più ricco?». Ibra scelse con la testa e firmò con l’Inter. Risposta scontata e storia compiuta. Proprio come ha fatto al Milan, pronto a giocare l’undicesimo derby a San Siro della sua carriera (sabato alle 18): cinque con l’Inter e altrettanti con i rossoneri. Dopo aver superato anche il coronavirus.
PRIMA VOLTA ALLA SCALA— Agosto 2006, Ibra lascia la Juve dopo Calciopoli e va da Moratti. Era l’Italia di Romano Prodi, Rafa Nadal aveva vinto «solo» due Roland Garros e Andre Agassi stava per salutare il tennis dopo 60 titoli Atp. Stesso discorso per Schumi in Formula 1. Ibra da Rosengard, 25 anni, era il ragazzo del ghetto alla scoperta della Scala, quello che da ragazzino sfidava i ragazzi del quartiere a togliergli la palla: «Se ci riuscite vi do 10 corone». I primi soldi li guadagnò lì, proteggendo pallone e dignità in periferia, parlando uno svedese stentato. E guadagnandosi il rispetto degli altri.
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